Diario Live

Italia - Serie C - Girone A 04/28 14:30 38 Pro Sesto vs Pro Patria - View

Risultati

Italia - Serie C - Girone A 04/20 16:30 37 [11] Pro Patria v Virtus Verona [14] L 1-3
Italia - Serie C - Girone A 04/13 16:30 36 [20] Alessandria v Pro Patria [14] W 1-2
Italia - Serie C - Girone A 04/07 18:45 35 [6] Atalanta U23 v Pro Patria [11] L 4-1
Italia - Serie C - Girone A 03/30 17:30 34 [12] Pro Patria v Legnago Salus [5] D 1-1
Italia - Serie C - Girone A 03/23 13:00 33 [18] US Fiorenzuola v Pro Patria [10] L 3-1
Italia - Serie C - Girone A 03/16 17:30 32 [8] Pro Patria v Vicenza [3] L 0-1
Italia - Serie C - Girone A 03/09 17:30 31 [7] Lumezzane v Pro Patria [12] W 0-2
Italia - Serie C - Girone A 03/05 17:30 30 [13] Pro Patria v Pro Vercelli [8] W 2-1
Italia - Serie C - Girone A 03/01 19:45 29 [14] Trento v Pro Patria [13] D 0-0
Italia - Serie C - Girone A 02/25 13:00 28 [12] Pro Patria v Renate [14] L 1-3
Italia - Serie C - Girone A 02/17 17:30 27 [1] Mantova v Pro Patria [10] L 3-1
Italia - Serie C - Girone A 02/13 17:30 26 [8] Pro Patria v Padova [2] L 0-2

Stat.

 TotalIn casaFuori casa
Partite disputate 46 21 25
Wins 16 5 11
Draws 13 8 5
Losses 17 8 9
Goals for 52 18 34
Goals against 62 25 37
Clean sheets 13 7 6
Failed to score 12 9 3

L'Aurora Pro Patria 1919 S.r.l., meglio nota come Pro Patria o Pro Patria et Libertate, è una società calcistica italiana con sede nella città di Busto Arsizio, in provincia di Varese. Milita in Serie C, la terza divisione del campionato italiano.

Costituita il 3 giugno 2009 da Antonio e Savino Tesoro in continuità con la fallita Pro Patria Gallaratese G.B. S.r.l., le è subentrata ufficialmente il 26 giugno successivo con l'affiliazione alla FIGC. In tal modo ha ereditato la tradizione sportiva iniziata nel 1919 con la fondazione della "capostipite" Pro Patria et Libertate.

Tra i club calcistici della provincia di Varese, la Pro Patria vanta il maggior numero di presenze nella massima divisione nazionale (14 totali, comprese le due annate immediatamente antecedenti la riforma che ha dato il via alla Serie A a girone unico, nel 1929-1930), nella quale ha militato per l'ultima volta nel 1955-1956. Ha inoltre al suo attivo 19 stagioni complessive in seconda serie, l'ultima delle quali nel 1965-1966. Nel suo palmarès annovera infine la vittoria dello Scudetto Serie D per l'annata 2017-2018.

History

Le origini

Gli albori della pratica calcistica a Busto Arsizio risalgono al 1881, allorché venne fondata la Società Ginnastica Pro Patria et Libertate, prestigioso sodalizio polisportivo: fu in tale contesto che tale sport iniziò ad essere praticato, seppur in via non ufficiale. Fu in questa circostanza che venne inoltre adottata per la prima volta la divisa da gioco a fasce biancoblù.

Nei primi anni del Novecento nacque quindi l'Aurora, primo club specificamente dedito alla pratica pedatoria, che nel 1907 disputò le prime partite ufficiali. Nei successivi dieci anni sorsero poi altre squadre, che ebbero però un'esistenza effimera.

A metà della stagione 1912-1913 l’Aurora tentò con decisione di salire in Promozione, ma a fine gennaio la sconfitta fuori casa per 3-0 contro la Pro Lissone segnò una battuta d'arresto per tale obiettivo. Il dirigente bustocco Luigi Ferrario aveva tuttavia osservato come il terreno di gioco lissonese apparisse assai più piccolo di quello di Busto Arsizio (ubicato presso via Cesare Battisti) ove l'Aurora giocava le gare interne: la società provvide pertanto a inoltrare un reclamo al Comitato Regionale Lombardo, chiedendo che la partita fosse invalidata in virtù di siffatta irregolarità. Sebbene altre due squadre (il C.S. Saronnese e la S.G. Gallaratese) avessero imitato l'esempio dei bustocchi presentando a loro volta un reclamo, il comitato lo rigettò. L'Aurora si rivolse così alla presidenza federale di Torino, che il 20 febbraio 1913 mandò un delegato a verificare la situazione: costui, constatando come effettivamente il terreno di gioco non fosse regolamentare, diede mandato alla presidenza di annullare tutte le gare disputate sul campo Lissone, onde farle ridisputare sul campo regolamentare più vicino (ubicato a Monza). La partita Pro Lissone-Aurora venne dunque riprogrammata per il 9 marzo 1913, ma i lissonesi la disertarono, sicché i bustocchi ottennero a tavolino la vittoria per 0-2. Coi due punti guadagnati l'Aurora raggiunse pertanto la Trevigliese in vetta alla classifica.

La gara di spareggio venne disputata in data 6 aprile 1913 sul campo sportivo "Pro Gorla" di Gorla Primo, terminò con il risultato di 2-1 in favore dell'Aurora permettendo alla squadra bustocca di salire nel campionato di Promozione, pari all'attuale massimo livello regionale. Nelle annate seguenti sfiorò in un paio di volte l'accesso alla massima serie nazionale.

La nuova società Pro Patria et Libertate viene costituita ufficialmente il 26 febbraio 1919 presso il Caffè Brugioli: nel presiedere l'assemblea costitutiva Guidali pronuncia questo discorso:

«Nonostante fossimo tutti ragazzi di valore e coraggio, già prima della guerra, sparsi in tante, troppe formazioni o società, non fummo in grado di costituire una grande squadra, che potesse rappresentare con onore il nome di Remigio Bossi, uno dei padri fondatori della Pro Patria Busto. Adesso che siamo reduci dalla guerra, il cercare di rimettere in piedi preesistenti società sarebbe un'autentica follia. Perciò, visto che si deve ricominciare daccapo, io dico di unirci tutti quanti in una sola grande società, capace di difendere degnamente il nome e il prestigio di Busto Arsizio".»

Gli anni Venti

La formazione della Pro Patria nella stagione 1928-1929. In piedi, da sinistra a destra: Bekey (allenatore), Bocchi, Bonivento, Fizzotti, Rosanna, Borsani, Carlo Reguzzoni, Gregar, Caimi, Marcora (presidente), Giuseppe Reguzzoni. Accosciati: Agosteo, Colombo, Moltrasio, Giani, Speroni, Crosta

La Pro Patria fa il suo esordio ufficiale nel campionato di Prima Categoria 1919-1920 con una gara disputata il 1º dicembre 1919 a Busto Arsizio contro il Luino e vinta 1-0 grazie al gol di Scarani nel secondo tempo.

Nell'anno 1921 la USB Pro Patria et Libertate, vantava circa un migliaio di soci, con ampia rappresentanza tra i meno abbienti.

L'esordio in Divisione Nazionale, massima serie dell'epoca, avvenne il 23 settembre 1927. Nella stagione 1928-1929 la Pro Patria fu una delle squadre qualificate al primo campionato di Serie A della storia. In quel campionato vi fu la contestata gara del 20 gennaio 1929 a Novara, con sconfitta per 3-2, in cui il centrocampista Nicolò Giacchetti, sino ad allora presente in 34 gare di massima categoria, colpì l'arbitro Gama, protagonista di un arbitraggio contestatissimo, venendo per questo motivo squalificato per un anno. Il giudice sportivo, squalificò inoltre diversi dirigenti ed altri giocatori della compagine bustocca.

Gli anni Trenta

Una foto della Pro a cavallo degli anni trenta e quaranta, guidata in campo dal capitano Egidio Crippa.

Alla stagione 1930-1931 risale l'appellativo Tigrotti che da allora ha caratterizzato e tuttora sostanzia squadra e tifoseria: fu una felice intuizione del famoso giornalista della Gazzetta dello Sport Bruno Roghi, che in seguito fu anche a lungo storico direttore della rosea stessa. Coniò per giocatori della Pro Patria il termine di Tigrotti, in virtù dello spirito, del carattere combattivo espresso sul terreno di gioco dagli stessi giocatori bustocchi, con un articolo pubblicato su "La Domenica Sportiva" (supplemento festivo de La Gazzetta dello Sport), il 12 marzo 1931.

La Pro Patria retrocesse in Serie B al termine del campionato di Serie A 1932-1933. Il campionato di Serie B 1933-1934 era allora articolato su due gironi di tredici squadre. La Pro Patria fu inserita nel girone A, tra nord e centro Italia, oltre a Catanzarese, Messina e Cagliari. Il presidente cav. Cozzi affidò la direzione tecnica all'ex nerazzurro Pietroboni, programmando una pronta risalita nella massima serie.

Vennero ceduti all'Ambrosiana Paolo Agosteo e Natale Masera, e al Livorno Alfredo Monza, facendo un buon incasso. Al loro posto vennero ingaggiati, il portiere Bonifacio Smerzi dall'Ambrosiana, Giuseppe Fiammenghi dal Milan e Antonio Severi dal Legnano. I biancoblù giocarono ad alto livello, guadagnarono la terza posizione con 30 punti, 49 reti all'attivo, 25 al passivo, l'ammissione al girone finale, ma non la promozione in Serie A, che andò alla Sampierdarenese. Mario Loetti firmò 11 gol, Antonio Severi 7, Carlo Azimonti 6, Giovanni Candiani 5.

Il portiere Smerzi fece il suo esordio alla 7ª giornata, non subendo reti sino alla 12ª. Alla 9ª giornata fa registrare una delle più ampie vittorie esterne della sua storia, andando ad imporsi per 5-0, allo stadio Ferruccio, di Seregno, con le reti di Antonio Severi, Mario Loetti e Mario Dalfini, oltre a due autogol.

Nella stagione successiva la Pro Patria, alle prese con una gravissima crisi societaria, dovuta al peggioramento repentino delle fiorenti industrie tessili della zona a causa delle sanzioni imposte all'Italia per la guerra d'Etiopia, vide a forte rischio il prosieguo della propria attività calcistica. Chiuse il campionato 1934-35 sul fondo della classifica, scontando il declassamento nella nuova Serie C di nuova istituzione, in surrogazione della Prima Divisione. Il presidente Cozzi rassegnò le dimissioni e nessuno volle subentrare. Dopo alcune insistenze accettò la carica di commissario straordinario il rag. Francesco Castiglioni, già presidente della Pro Patria Ginnastica-Atletica. Egli proseguì nel risanamento societario, nonostante il periodo bellico, e facilitò l'avvento del cavalier Giovanni Calcaterra, protagonista nell'41 del ritorno della Pro Patria in Serie B, dopo il primo posto nel girone C del campionato di Serie C 1940-1941.

Gli anni Quaranta

Il campionato di Serie C 1940-1941 era articolato su otto gironi. Le squadre che si classificavano al primo posto erano ammesse a due gironi finali con diritto di accesso alla serie B per le prime due di ogni girone. La Pro Patria, inserita nel girone C (composto da 16 squadre), vinse il proprio raggruppamento, davvero alla grande, con 52 punti conquistati davanti a Biellese (44 punti) e Varese (40 punti). Venne stabilito un record difficile tuttora da eguagliare, contraddistinto da 24 partite vinte, 4 pareggi, 2 perse, 67 gol fatti e 20 solo subiti. Il presidente cavalier Giovanni Calcaterra, aveva affidato la guida tecnica al bustocco Natale Masera, brillante attaccante biancoblù degli anni trenta, con trascorsi nell'Ambrosiana-Inter, nel Napoli, nel Bari e nel Varese.

La rosa dei titolari era formata dal portiere Antonio Turconi, detto Turconi I, non spettacolare, ma sobrio ed efficace, la linea difensiva schierata con i quattro “mastini” Borsani, Antonio Bernacchi, Giovanni Ivaldi e Felice Renoldi. A centrocampo lo storico capitano Egidio Crippa, nel ruolo di centromediano metodista a dirigere le operazioni, con a supporto le mezze ali Borra ed Erba, all'occorrenza dava una mano in difesa e passava di prima palle invitanti alle punte Fasoli, Gallazzi e Pierino Dondi. Fasoli, scattava, saltava l'avversario ed andava a rete sovente. Gallazzi era un vero panzer, segnava da ogni posizione, grazie al suo tiro potente e implacabile, vero incubo per l'avversario di turno. Dondi, ala sinistra, scaltro, sornione e navigato: aspettava l'attimo fuggente per condannare l'avversario. Supportati a turno da Angelo Turconi, detto Turconi II, il quale diverrà in seguito una colonna della Pro in Serie A, Ferrario, Giancarlo Crespi, Gustavo Tremolada, Cesare Canavesi, Giovanni Guidi, Emilio Massironi, Giovanni Barberis e Franco Ballarati.

Alla settima giornata di campionato la Pro Patria aveva già conseguito 5 vittorie e due pareggi. Nell'arco delle trenta gare vale la pena rammentare il 5-0 all'Omegna, il 4 a 1 a Pavia e Lecco fuori casa, ed il 3 a 1 rifilato al Legnano in casa.

Il presidente Peppino Cerana, dopo la salvezza sofferta della stagione 1948-1949 era intenzionato a costruire una squadra che potesse giocarsela con le migliori, pronto a stendere un programma ambizioso ma concreto, cercando di mantenere i migliori elementi della rosa biancoblù e cercando rinforzi validi. Già nell'aprile del 1949, cercò di piazzare un colpo a sensazione: László Kubala che arrivò a Busto da esule. Purtroppo, la formazione bustocca non poté mai farlo giocare per motivi burocratici.

Gli anni Cinquanta

Con la disastrosa stagione del campionato di Serie A 1952-1953, culminata con la retrocessione in Serie B, dopo sei campionati consecutivi nella massima serie, il sodalizio andò incontro anche ad una grave crisi societaria, che per poco non minò seriamente, anche l'esistenza stessa della Pro Patria.

La grave situazione in cui venne a trovarsi la società, trovò un'ancora di salvataggio in Mario Bettini che venne eletto commissario straordinario. Riuscì in breve tempo a mettere assieme i cocci della vecchia dirigenza, portando anche nuovi soci. Dopo una tumultuosa assemblea tenutasi nella palestra di via Concordia, si giunse ad un nuovo consiglio che elesse come presidenti, Angelo Garavaglia e Pietro Labadini. La squadra venne affidata a Giacinto Ellena, mediano anni quaranta tra le file di Torino e Fiorentina. L'esordio nel campionato di Serie B 1953-54 avvenne a Treviso, il 13 settembre 1953 con roboante vittoria dei tigrotti per 5-2, che scesero in campo con questa formazione: Danelutti, Guglielmo Toros, Giovanni Visintin; Franco Frasi, Gian Battista Odone, Emilio Lavezzari; Ettore Mannucci, Enrico Pratesi, Norberto Höfling, Franco Danova, Alessandro Pin.

Il 6 giugno 1954 la Pro Patria affrontò il Cagliari a Roma nello spareggio promozione, sconfiggendolo per 2-0, grazie ad una doppietta di Mannucci, rientrando, dopo una sola stagione, in Serie A. La formazione biancoblù scesa in campo per lo spareggio fu la seguente: Angelo Uboldi, Spartaco Donati, Guglielmo Toros, Franco Frasi, Antonio Fossati, Bruno Orzan, Ettore Mannucci, Franco Danova, Norberto Höfling, Enrico Pratesi, Silvano Chiumento.

La Pro Patria et libertate, lasciata la Serie A nel giugno 1956, nel campionato successivo andò incontro a una nuova retrocessione, scivolando addirittura in Serie C. Il comitato di reggenza formato da Garavaglia, Montani e Labadini, che aveva tenuta in piedi la società nell'ultimo anno e mezzo diede le dimissioni. La gestione societaria fu assunta da alcuni imprenditori con commissario straordinario il dottor Ercolino Caimi; in seguito venne poi eletto presidente Daniele Pini. La gestione tecnica venne affidata al duo formato da Cesare Pellegatta come direttore tecnico e da Beniamino Jo Santos, come allenatore.

La rosa dei giocatori era formata da tutti elementi provenienti dalla zona e comprendeva i portieri Danelutti e Filè, i terzini Azimonti, Taglioretti e Danilo Colombo, i mediani Rimoldi, Rondanini, Zagano, Pin e Vittorino Calloni, gli attaccanti Benvenuto Quaglia, Moroni, Turconi, Bernasconi, Mungai e Pagani. Il mediano Mario Colombo, in disaccordo con la società, decise di astenersi da ogni attività per due anni, al fine di ottenere la disponibilità del cartellino.

La squadra riconquistò la Serie B al termine del campionato di Serie C 1959-1960, vincendo il girone A.

Gli anni Sessanta

Nel 1961 la Pro Patria venne scelta dalla FIGC per rappresentare l'Italia nella Coppa delle Alpi 1961, contribuendo alla vittoria finale vincendo le due partire giocate contro lo FC Sciaffusa. Dopo un sesto posto nel campionato di Serie B 1961-1962, la Pro Patria et Libertate lasciò la seconda serie al termine del campionato 1965-1966. Dopo aver conquistato il quinto posto nel girone A del campionato di Serie C 1967-1968, iniziò la discesa che portò ad evitare un'ulteriore retrocessione nel girone A del campionato di Serie C 1970-1971 solo grazie alla miglior differenza reti con la Triestina.

Gli anni Settanta

L'ultimo posto al termine del campionato di Serie C 1971-1972 decretò quella retrocessione che era stata evitata in extremis l'anno precedente.

La conquista della Serie C avvenne nella stagione 1974-75 con la vittoria del girone B sotto la presidenza di . Peppino Mancini e sotto la guida tecnica di Adelio Crespi, che poteva contare su una rosa composta da giovani promesse come Mela, Bosani, Bartezzaghi e Brunini, e gente esperta come Piaceri, Frigerio, Crugnola, Berra, Croci, Carminati, Brusadelli, Arturo Bosani, Fornara e Bosco. In occasione dei festeggiamenti per il salto di categoria vennero organizzate due amichevoli di lusso con la Juventus e a Varese con la nazionale di Fulvio Bernardini.

Gli anni Ottanta

La società riconquistò la Serie C1 al termine del campionato 1981-1982, classificandosi seconda alle spalle della Carrarese di Corrado Orrico. In C1 rimase però per una sola stagione, segnata anche da una serie episodi dubbi legati al calcio-scommesse che sarebbe poi esploso nelle stagioni successive. Ottenne il penultimo posto a soli 29 punti.

Il miglior piazzamento fu il quarto posto ottenuto nel girone B del campionato di Serie C2 1985-1986.

Alla fine della stagione 1987-1988, arrivò ultima nel girone B e retrocedette in Interregionale. La stagione fu costellata da problemi economici, di infortuni ma soprattutto dalla morte di Andrea Cecotti, colpito da trombosi carotidea durante l'incontro Treviso-Pro Patria al 28' di gioco; sarebbe morto sei giorni dopo, il 14 novembre 1987, nell'ospedale del capoluogo della Marca.

Gli anni Novanta

La crisi finanziaria, causata da una scellerata gestione, fece retrocedere il club fino a farlo scivolare in Eccellenza, al termine del campionato 1991-92.

La risalita iniziò durante la stagione 1993-94, al termine della quale vinse il campionato di Eccellenza. Nell'annata seguente ottenne un piazzamento a centroclassifica in Interregionale.

La squadra ritornò a calcare i campi del mondo professionistico nella stagione 1995-96: la "Pro Patria et Libertate" non si iscrisse al Campionato di Serie D di quell'anno (pur rimanendo attiva la partita IVA e il numero di matricola FIGC) e l'allora Gallaratese, che aveva appena acquisito sul campo il titolo per partecipare al campionato di Serie C2, cambiò sede legale, colori sociali e nome (operazione permessa delle N.O.I.F. - Norme Organizzative Interne della Federazione - in quanto Busto e Gallarate sono paesi confinanti). Pertanto la Pro Patria fece ritorno nei campionati professionistici, dando vita alla "Pro Patria Gallaratese G.B. Srl" (in breve "Pro Patria Srl") e mantenendo la matricola FIGC della Gallaratese. Quell'anno, con Mario Beretta in panchina, arrivò ai play-off, dove in semifinale venne eliminata dal Lumezzane.

La stagione seguente, con Carlo Garavaglia, arrivò al 3º posto finale e venne poi eliminata (vittoria andata 0-1 a Sesto, sconfitta 2-0 in casa) in semifinale play-off dalla Pro Sesto di Cristian Brocchi, poi al Milan.

Nella stagione 1997-1998 arrivò al 4º posto ed in semifinale play-off incontrò la Triestina di Gambaro, Coti e Zampagna, perse la gara di andata 2-0. Al ritorno si portò sul 2-0 con reti di Polvani al 51' e Bandirali all'85'. Nel mezzo ci furono diverse invasioni del terreno di gioco dei tifosi alabardati: in una dei queste colpiscono con uno schiaffo il proprio giocatore Bambini. Con il doppio vantaggio sarebbe stata qualificazione, ma gli alabardati segnarono al 97' con Gubellini, in un'azione convulsa. La gara venne sospesa al 98' per invasione di campo di alcuni sostenitori bustocchi che cercarono di colpire l'arbitro. Il Giudice Sportivo assegnò così partita vinta alla Triestina con lo 0-2, squalificando anche lo stadio Speroni, per due giornate. Al termine di quel play-off alcuni dirigenti (Caravatti) uscirono dalla società, fondando la Nuova Gallaratese, che si reiscrisse al campionato di Terza Categoria.

Nel dicembre del 1999, il capitano M.Concas per problemi alla vista, si ritirò e quell'anno, L'Aurora Pro Patria retrocesse in eccellenza

Gli anni Duemila

Nella stagione 2000-2001, si piazzò al secondo posto, con Gianfranco Motta in panchina; in semifinale play-off incontrò ancora la Triestina di Ezio Rossi da cui venne eliminata.

Durante la stagione 2001-2002, nel mese di febbraio, Gianfranco Motta venne sostituito da Carlo Muraro, ex attaccante dell'Inter degli anni ottanta. Arriva ai play-off con il quarto posto, in semifinale incontra il Novara e lo elimina pareggiando in casa la gara di andata per 1-1 con reti al 32' pt Salvalaggio (Pro) e 34' pt Palombo (N). Al ritorno i tigrotti approdano in finale con la vittoria per 2-1 grazie ad una spettacolare doppietta di Stefano Dall'Acqua che segna prima di astuzia al 18' del primo tempo e poi raddoppia con una punizione-missile da trenta metri al 55' che s'insacca nel sette. In finale play-off affronta la Sangiovannese di Leo Acori e la supera. con un doppio 1-0, siglato da Simone Erba in Toscana e Marco Zaffaroni in casa, venendo promossa in Serie C1, dopo vent'anni di assenza. La squadra titolare era la seguente: Capelletti (Massimiliano Caniato), Toniolo, Dato (Pennacchioni), Asara, Salvalaggio, Zaffaroni, Erba (Ferraresso), Arioli, Dall'Acqua, Manicone, Romairone (Porfido); a disposizione Sgroni, Mariani, Trezzi, R. Colombo.

Arrivano poi due finali di Coppa Italia di Serie C successive: nel 2002-2003 contro il Brindisi (0-1 e 1-1 in Puglia) e nel 2003-2004 contro il Cesena (4-1 in Romagna e sconfitta interna 0-1), con Patrizio Sala in panchina.

La stagione 2004-2005 si concluse con il 10º posto finale.

Nel campionato 2005-2006 con in panchina Gian Cesare Discepoli sconfisse in casa il Genoa per 4-3, imbattuto da oltre un anno.

Il 2006-2007 la stagione fu travagliata e la salvezza sofferta. Inizialmente Marco Rossi sedeva in panchina ma fu poi sostituito da Loris Dominissini alla 15ª giornata. Quindi tornò Rossi, con cui furono evitati i play-out di un soffio, grazie a tre vittorie consecutive nelle ultime tre giornate. In particolare l'impresa riuscì anche grazie ad una partita che è passata alla storia: quella contro il Pisa allo "Speroni". La Pro Patria, sotto di 2 reti dopo mezz'ora, ed in 10 uomini, prima pareggia, e poi, con un altro espulso per ciascuna squadra, segna altre due reti per un finale di 4-2.

Nel campionato 2007-2008 in panchina viene riconfermato Marco Rossi. A un buon girone d'andata, chiuso nelle prime posizioni, segue un girone di ritorno in involuzione: la Pro finisce per giocarsi la salvezza ai play-out contro l'Hellas Verona. Il doppio confronto premia quest'ultimo, che vince l'andata al Bentegodi per 1-0 (con rete dell'ex Morante al 95') e pareggia al ritorno per 1-1 (con gol al 37' di Negrini per la Pro e al 90' di Zeytulaev per il Verona), sancendo la retrocessione dei tigrotti in C2.

Nei mesi precedenti la famiglia Vender, titolare dal 1999 della maggioranza azionaria del club, aveva annunciato l'intenzione di farsi da parte: il 26 giugno 2008 a Milano viene quindi formalizzato il passaggio di proprietà della Pro Patria, che viene rilevata da una cordata guidata da Giuseppe Zoppo (che subentra ad Alberto Armiraglio alla presidenza), Fiorenzo Scaburri (nominato consigliere) e Roberto Cerboni (che, complici alcuni problemi di salute, rinuncia a un ruolo attivo nell'organigramma). Il 31 luglio 2008, a seguito dell'esclusione di diverse società dalla Serie B in giù (tra le quali la Lucchese), la Pro Patria viene ripescata in Prima Divisione 2008-2009 (nuovo nome della Serie C1). Direttore generale è nominato Francesco Lamazza (a sua volta socio minoritario), che assembla una rosa di buon livello, con giocatori d'esperienza (il portiere Luca Anania, i difensori Simon Barjie ed Enrico Morello, gli attaccanti Domenico Cristiano e Robson Machado Toledo) e giovani di prospettiva (gli attaccanti Mohamed Fofana e Lucas Correa), mettendola a disposizione dell'allenatore Franco Lerda.

La squadra debutta in campionato con sei vittorie consecutive nelle prime sei giornate, issandosi in testa alla classifica del proprio girone e proponendosi quale pretendente alla promozione in Serie B. Il 9 novembre 2008, a seguito della vittoria per 3-1 sul Cesena, i biancoblù raggiungono il millesimo successo in gare di campionato.

Nei mesi invernali, a dispetto del clima sereno legato alla posizione in classifica e al fruttuoso calciomercato (che rinforza la rosa con l'innesto del centrocampisti Guilherme Raymundo do Prado e Andrea Migliorini), emerge una spaccatura in seno alla società: Zoppo inizia infatti ad accusare Cerboni di non aver ottemperato alle proprie spettanze nella gestione amministrativa. Quest'ultimo nega le accuse e infine si disimpegna completamente dalla gestione della Pro, rimettendo le proprie quote.

La realtà della situazione societaria si rivela ai primi del 2009, allorché i calciatori denunciano il mancato pagamento delle mensilità di stipendio e contributi da ottobre 2008 in poi; nella circostanza la Guardia di Finanza esegue alcune perquisizioni nella sede sociale di via Ca' Bianca, interrogando anche alcuni tesserati. Nel mese di febbraio il direttore generale Francesco Lamazza viene sollevato dal suo incarico, "reo" di aver presenziato a un flash mob di protesta dei giocatori presso il municipio, nella cui circostanza aveva criticato pubblicamente il presidente Zoppo. I giocatori, lamentando la gravità della situazione (giacché la carenza di fondi mette a repentaglio la prosecuzione della stessa attività sportiva) minacciano di scioperare e mettono in mora la società. A far loro eco intervengono vari creditori (farmacie, ristoranti, giardinieri, istituti previdenziali, banche e nondimeno i club che avevano venduto atleti alla Pro), che dinnanzi alla ripetuta presentazione di assegni scoperti o protestati rogano a carico della società le prime istanze di fallimento.

La carica di d.g. viene frattanto offerta da Zoppo all'imprenditore Flaviano Tonellotto, ex presidente della Triestina, il quale tuttavia rinuncia nel giro di tre giorni, complice la montante protesta della tifoseria; in tale lasso di tempo il presidente tenta invano di cedergli il 50% delle azioni societarie per 2,5 milioni di euro, per i quali gli viene offerto a garanzia un immobile ipotecato. Tutto l'entourage biancoblù inizia quindi ad invocare le dimissioni del patron, che pervicacemente rifiuta, continuando inoltre ad annunciare (senza darvi seguito) il pronto arrivo di nuove risorse e la ricapitalizzazione della società.

Il 2 aprile 2009, stante la persistenza del pesante passivo, la Pro Patria Gallaratese G.B. viene dichiarata fallita dal tribunale di Busto Arsizio, che la pone in esercizio provvisorio sotto la guida del curatore Luca Regalia. Quattro giorni dopo, su ordine del GIP di Busto Arsizio, i finanzieri arrestano Giuseppe Zoppo: secondo le ricostruzioni degli inquirenti guidati dal sostituto procuratore Massimo Baraldo, dopo aver perso tutti i soci che l'avevano sostenuto nell'acquisto della società, l'ex patron aveva subito cercato di rivenderla. Non essendoci riuscito, aveva cominciato ad appropriarsi indebitamente dei fondi biancoblù, cessando di pagare stipendi, debiti e contributi: in tal modo già a fine 2008 il passivo era lievitato a circa 2 milioni di euro, per poi arrivare a 3 nel giro di pochi mesi. Parallelamente la sua società Czg Consulting (detentrice dell’85% delle azioni della Pro) aveva emesso fatture per 350 000 euro a carico di un'impresa pubblicitaria di Milano, con la quale non vi era però alcun contratto: ciò allo scopo di giustificare una parte degli ammanchi di cassa. Una banca aveva quindi accettato di erogare a Zoppo un credito da 450 000 euro, avendo ricevuto a garanzia un assegno equivalente intestato a un soggetto che aveva affidato tale cifra al patron perché la investisse: proprio quest'ultimo soggetto, venuto a sapere delle manovre dell'imprenditore, aveva denunciato il raggiro alle autorità. Lo stesso patron usava poi ritirare personalmente gli incassi delle partite e aveva omesso di versare buona parte della cifra dovuta ai Vender per l'acquisto della società, appropriandosi poi di quanto regolarmente corrisposto dai soci minoritari Roberto Cerboni e Fiorenzo Scaburri. Nei mesi seguenti Zoppo viene ripetutamente incarcerato o messo agli arresti domiciliari, per poi essere rinviato a giudizio con rito abbreviato per bancarotta fraudolenta, tentata truffa e appropriazione indebita: il processo di primo grado si risolve quindi in una condanna a cinque anni di reclusione, poi ridotti a quattro anni e due mesi in appello.

Nel mentre, a dispetto di tutte le suddette difficoltà, la squadra non subisce penalizzazioni (nemmeno a seguito di reclami presentati da altre società) e riesce a mantenersi ai vertici del proprio girone, mancando la promozione diretta solo nelle ultime giornate. Qualificata ai play-off, il 31 maggio affronta in trasferta la gara di andata della semifinale contro la Reggiana: al 36' del primo tempo i tigrotti perdono per 3-0, salvo poi rimontare e pareggiare i conti con Do Prado al 38', Mosciaro al 41' e Cristiano al 59'. La Pro riesce quindi a passare in vantaggio (sempre con Do Prado), ma subisce ancora una volta il pareggio dei padroni di casa. A un minuto dalla fine è però ancora Do Prado a trasformare un rigore (assegnatogli a seguito di un fallo su Toledo), fissando il punteggio sul 5-4 per la Pro. Il ritorno a Busto Arsizio si risolve ancora in favore della Pro Patria, che vince per 3-2.

In finale i biancoblù affrontano il Padova. La partita d'andata in trasferta termina sullo 0-0, con protagonista il portiere Giambruno, che al 9' di gioco para un rigore al patavino Rabito. La gara di ritorno, in uno stadio Speroni esaurito in prevendita già al primo giorno, vede la Pro favorita, ché la migliore posizione in classifica di stagione regolare le consente di essere promossa anche in caso di pareggio. A 10' dal termine tuttavia Di Nardo porta gli ospiti in vantaggio deviando un rimpallo, per poi raddoppiare su contropiede nel giro di due minuti (complice un errore difensivo biancoblù). Nei minuti finali Urbano accorcia le distanze e infine, in pieno recupero, Do Prado fallisce un gol da favorevole posizione.

Parallelamente va in porto la rifondazione societaria: il 3 giugno 2009, alla terza ed ultima asta fallimentare, la neocostituita società Aurora Pro Patria 1919 S.r.l., guidata dalla famiglia Tesoro, acquisisce il ramo d'azienda del fallimento e rileva l'eredità storica biancoblù; il 26 giugno la FIGC sancisce il trapasso assegnandole il titolo sportivo

Per la stagione 2009-2010 la panchina viene affidata inizialmente a Giuseppe Manari, che nella stagione precedente aveva svolto il ruolo di allenatore in seconda: egli è tuttavia privo del patentino professionistico, sicché come tecnico viene fatto figurare il preparatore dei portiere Raffaele Di Fusco. Solo sei giocatori vengono confermati dal campionato precedente (Enrico Morello, Bruccini, Melara, Giambruno, Polverini e Domenico Cristiano), ai quali si affiancano i nuovi acquisti Nicholas Caglioni, Mario Pacilli, Antonio Aquilanti, Matteo Serafini, Matteo Pivotto, Tommaso Chiecchi, Giovanni Passiglia, Mathias Urbano, Francesco Ripa e lo svizzero Lombardi. La squadra però non ingrana e si attesta stabilmente a fondo classifica: all'ottava giornata, a seguito della sconfitta esterna contro il Figline, Manari si dimette. Col subentrato Vincenzo Cosco, dopo alcuni buoni risultati, la squadra riprende presto a incassare sconfitte e a stazionare in zona playout: alla sest'ultima giornata anche Cosco (entrato in polemica col patron Savino Tesoro) lascia l'incarico all'interim del preparatore dei portieri Raffaele Di Fusco. Due settimane dopo gli subentra Gianluca Gaudenzi, che non riesce ad evitare la retrocessione in Seconda Divisione, sopraggiunta a seguito del doppio confronto nei play-out con il Pergocrema: il doppio pareggio (2-2 in casa, 1-1 in trasferta) salva infatti i cremaschi in virtù del miglior piazzamento in stagione regolare.

Gli anni Duemiladieci

Il 18 giugno 2010 la Pro Patria chiama sulla sua panchina l'allenatore Raffaele Novelli, che nel 2009-2010 aveva guidato il Sorrento, puntando apertamente all'immediata promozione in Prima Divisione.

Il campionato inizia bene, con una squadra che si issa fin dall'inizio alle posizioni di vertice in classifica. Il 28 settembre 2010, tuttavia, il presidente Antonio Tesoro rassegna le dimissioni a causa delle incomprensioni con il padre Savino Tesoro, proprietario della squadra, il quale a sua volta manifesta la volontà di non investire più nel club e di volerlo cedere a titolo gratuito in tempi rapidi. A novembre, dopo oltre un mese senza l'arrivo di alcun acquirente, Tesoro minaccia di mettere in liquidazione la società e causarne la radiazione dal calcio professionistico italiano. L'amministrazione comunale bustocca, capitanata dal sindaco Gigi Farioli e dall'assessore allo sport (e presidente onorario della Pro Patria) Alberto Armiraglio, interviene per ovviare alla difficile situazione e scongiurare l'avvio della procedura di liquidazione; vista la mancanza di acquirenti, decide di fondare il consorzio "La Tigre nel Cuore", basato sull'azionariato popolare. Nel consorzio dovrebbero figurare anche alcuni noti imprenditori locali, che versando importanti quote di capitale, dovrebbero permettere di salvare la Pro Patria. Intanto, nonostante la difficile situazione societaria, la squadra continua a vincere e, grazie al lavoro del segretario generale Giuseppe Iodice, riesce a limitare i danni in classifica derivanti dal dissesto societario (che si traduce in ritardi nei pagamenti di stipendi e contributi), riducendo a 7 i punti di penalizzazione.

Il 1º giugno 2011 la Regione Lombardia, nella persona dell'assessore allo Sport, Monica Rizzi, ha insignito tutta la tifoseria biancoblù, del premio “Rosa Camuna”, massima onorificenza concessa dall'istituzione regionale, come esempio positivo a sostegno di una squadra di calcio. La Pro Patria da diversi mesi era in piena crisi societaria, abbandonata dalla proprietà, la famiglia Tesoro, nonostante la squadra fosse in vetta al campionato. I tifosi biancoblù (e con essi alcuni imprenditori), sostituendosi di fatto alla società, si fecero carico delle spese autotassandosi, promuovendo eventi come cene allo stadio, spettacoli di cabaret (presso il teatro Manzoni di Busto, a cui parteciparono tra gli altri Fabio Oreglio e Gigi Rock) e tornei di calcetto tra tifosi e vecchie glorie biancoblù, raccogliendo i fondi necessari per arrivare a fine stagione, permettendo ai giocatori di poter fare la spesa, pagare gli affitti di casa, e provvedere alle trasferte. La medaglia venne consegnata sul campo domenica 3 giugno 2011, prima della finale di andata di play-off, Pro Patria-FeralpiSalò, dall'addetto alle pubbliche relazioni della Regione Lombardia ed ex allenatore dei bustocchi, Leo Siegel.

La squadra riesce infine a concludere il campionato Lega Pro Seconda Divisione 2010-2011 piazzandosi in zona play-off, nei quali incontra dapprima la Pro Vercelli (battuta all'andata 5-2 allo stadio Speroni di Busto Arsizio e poi incapace di ribaltare il risultato nella gara di ritorno, vinta per solo 2-0) e poi in finale il FeralpiSalò. Il doppio confronto con i verdazzurri gardesani si conclude 1-1 all'andata (giocata a Busto), mentre il ritorno a Salò finisce 2-1. La Pro Patria non riesce pertanto a conquistare la promozione, mentre sul fronte societario le quote azionarie passano nelle mani dell'imprenditore Pietro Vavassori, che la iscrive al campionato successivo.

Nel campionato 2011-2012 i biancoblù pagano una penalizzazione record di 13 punti, senza la quale sarebbero stati a lungo al comando della classifica. Questa penalizzazione viene poi diminuita di due punti. La Pro Patria continua l'inseguimento ai play-off: se è vero che, al netto del pesante fardello della penalizzazione sarebbe stata promossa in Lega Pro Prima Divisione con due giornate di anticipo, alla fine della stagione si deve accontentare del settimo posto.

La formazione bustocca, priva di penalizzazioni, inizia bene il campionato 2012-2013. Dopo la ventiduesima giornata, grazie alla vittoria sul Castiglione, si ritrova al primo posto in classifica con una partita in meno. Dopo un girone d'andata trionfale e uno di ritorno con qualche difficoltà, la squadra di mister Firicano riesce, con la vittoria (0-2) al Natale Palli di Casale Monferrato a riconquistare la Lega Pro Prima Divisione, chiudendo il campionato al 1º posto. I biancoblù riconquistano così la terza serie dopo 3 anni in Seconda Divisione.

Il 12 giugno 2013 il patron Vavassori (deluso in particolare dall'impossibilità di dotare la società di un congruo centro sportivo) annuncia la volontà di disimpegnarsi dalla gestione della Pro Patria; per un mese si succedono trattative per il passaggio delle quote, che portano a un nulla di fatto. La squadra viene iscritta senza la necessaria fideiussione al 30 giugno, ma a 2 giorni dalla scadenza per la presentazione dei ricorsi, Vavassori ci ripensa e resta al timone della società La squadra chiude il campionato 2013-2014 al tredicesimo posto e in virtù del blocco delle retrocessioni conferma la militanza nella terza serie.

Al termine dell'annata 2014-2015 la Pro Patria perde i play-out contro il Lumezzane e retrocede in Serie D, dopo aver disputato tutta la stagione regolare nelle ultime posizioni della classifica ed aver subìto tre cambi di allenatore. Il 31 agosto 2015 tuttavia la squadra bustocca viene ripescata in Lega Pro per occupare uno dei posti lasciati liberi dal fallimento di alcuni club e dalle penalizzazioni subite da altri per casi di illecito sportivo. Ai primi di settembre si concretizza la cessione del club, che Pietro Vavassori lascia senza debiti a una cordata capeggiata dalla società Sport Plus 4 You s.r.l., composta da un team di professionisti guidati dall'ex giocatore Fulvio Collovati (che assume le cariche di amministratore delegato e direttore generale) con la collaborazione degli imprenditori Patrizia Testa e Nazareno Tiburzi. La nuova proprietà esprime quale presidente del club l'avvocato Emiliano Nitti, mentre alla guida della prima squadra viene chiamato Alessandro Oliva.

Tuttavia. la squadra, composta in pochi giorni e quasi senza un periodo di preparazione pre-campionato, si rivela in ritardo di condizione e inadeguata alla categoria, perdendo con molti gol di scarto le prime partite della stagione: dopo quattro turni, il 5 ottobre, il tecnico Oliva viene esonerato e sostituito transitoriamente da Angelo Mastropasqua, cui il 20 ottobre 2015 subentra Alessio Pala.

La situazione però non migliora: il 6 novembre, con la squadra ancora a zero punti, Fulvio Collovati si dimette dalle sue cariche, restando solo consigliere d'amministrazione. Non sortisce egualmente effetto l'ulteriore avvicendamento in panchina tra Pala (complice lo sgradimento di una parte della rosa) e Mastropasqua: complice una penalizzazione di tre punti per inadempienze burocratiche pregresse i biancoblù restano a fondo classifica e infine retrocedono matematicamente in Serie D alla 30ª giornata, a seguito della sconfitta esterna per 3-1 contro il Padova.

Nella stagione 2016-2017 la Pro Patria (alla cui presidenza arriva la stessa Patrizia Testa, con Nazareno Tiburzi come vice) viene inserita nel girone B di Serie D e affidata alla guida del tecnico Roberto Bonazzi. Pur inserendosi nelle posizioni di testa, i tigrotti non riescono mai ad insidiare la posizione di capolista, occupata inizialmente dalla Pergolettese e infine dal Monza (che vince il raggruppamento e sale di categoria con anticipo sulla fine della stagione regolare). Sul finire del girone di ritorno una serie di risultati negativi porta alla rottura tra la squadra e il tecnico, che dopo aver lamentato per alcune settimane una preparazione imperfetta e uno scarso impegno da parte dei tesserati, si dimette il 13 aprile 2017. In sua sostituzione viene chiamato Ivan Javorčić, che guida la squadra ai playoff-ripescaggio, perdendo per 2-1 la semifinale contro il Ciliverghe Mazzano.

La stagione 2017-2018 vede la compagine bustocca (nuovamente inserita nel girone B) ingaggiare un prolungato duello al vertice con il Rezzato, che si risolve in favore della Pro Patria solo nelle ultime due giornate della stagione regolare: i tigrotti chiudono primi in classifica con un solo punto di vantaggio sulla squadra bresciana, garantendosi la risalita diretta in Serie C senza dover passare dai play-off. Il risultato consente inoltre ai biancoblù di giocarsi lo scudetto di serie D: per la prima volta nella storia sociale anche questo obiettivo viene coronato dal successo, giacché la finale della poule disputata il 2 giugno 2018 a San Giovanni Valdarno vede la Pro Patria imporsi sulla Vibonese per 2-1, acquisendo il diritto per la stagione seguente ad apporre sulle proprie maglie lo scudo tricolore.

Per il campionato 2018-2019 la società riassortisce la rosa con alcuni giovani di prospettiva (quali Mora e Lombardoni) e confermando i "senatori" Santana, Gucci, Le Noci, Disabato e Gazo: il campionato, impreziosito dalle vittorie esterne contro il Novara per 0-1 (che rompe un digiuno che durava dal 2002), contro il Pisa per 0-2, dalla doppia affermazione contro l'Entella (poi vincitrice del campionato) e dalla vittoria in casa contro la forte Carrarese, vede la Pro tornare dopo 10 anni a giocarsi i play-off promozione. Qui è proprio la Carrarese a fermare la corsa dei tigrotti, imponendosi per 2-0.

Nella stagione 2019-2020 la Pro Patria si prefissa nuovamente l'obiettivo salvezza; pur registrando le partenze di Mora, Zaro e Gucci, gran parte della rosa viene riconfermata. Il campionato trascorre tra alti e bassi, con la Pro che però si mantiene sempre distante dalle zone calde della classifica, complici le vittorie negli scontri diretti contro la Giana Erminio e la Pergolettese. A febbraio 2020 lo scoppio della pandemia di Covid-19 porta infine al blocco delle competizioni calcistiche: la Serie C decide infine di non riprendere la stagione regolare, stilando le classifiche finali tramite un rapporto matematico tra partite le giocate fino a quel momento. Grazie a questo calcolo la Pro Patria si piazza all'ultima posizione utile per i play-off, dai quali tuttavia si ritira spontaneamente, al pari di altre squadre.

Gli anni Duemilaventi

La stagione 2020-2021 vede la pro Patria qualificarsi nuovamente per i play-off venendo però eliminata al primo turno. A fine stagione lascia l'allenatore Ivan Javorcic che dopo quattro anni saluta la società bustocca.

La Società Ginnastica Pro Patria 1883, nota semplicemente come Pro Patria, è una società polisportiva italiana con sede a Busto Arsizio, in provincia di Varese.

La sezione calcistica, nota come Pro Patria Calcio, milita in Serie C, la terza serie del campionato italiano di calcio.

Fondata nel 1883, la Pro Patria è uno dei club più antichi d'Italia e vanta una lunga storia nel calcio italiano. Ha partecipato a numerosi campionati di Serie A e Serie B, ottenendo come miglior risultato il quarto posto nella stagione 1947-1948.

La Pro Patria ha inoltre vinto una Coppa Italia di Serie C nel 1988-1989 e una Supercoppa di Serie C nel 1989.

I colori sociali della Pro Patria sono il bianco e il blu. Lo stadio di casa della squadra è lo Stadio Carlo Speroni, situato a Busto Arsizio.

La Pro Patria è una delle squadre più seguite in Lombardia e vanta un ampio seguito di tifosi. La rivalità più accesa è quella con il Varese, altra squadra lombarda con una lunga storia nel calcio italiano.

La Pro Patria è una società sportiva importante per la città di Busto Arsizio e per tutta la regione della Lombardia. È un simbolo di tradizione e di valori sportivi, e rappresenta un punto di riferimento per gli appassionati di calcio.